Cattedrale
La Cattedrale di Palermo costituisce quasi un compendio perfetto della millenaria storia della città.
Prima basilica paleocristiana; poi moschea, nell’ambito della lunga dominazione araba; infine
nuovamente chiesa con i Normanni.
Quanto allo stile, Ferdinando Fuga, architetto alla corte di Carlo di Borbone nella seconda metà del ‘700,
impose all’edificio una decisa virata neo-classica ridimensionando di molto le precedenti impronte arabo-
normanne, gotiche e barocche.
Non tutto però è andato perduto. Tracce dei precedenti stili sono evidenti nell’abside maggiore (arabo-
normanno), nel portale principale d’ingresso (gotico) e, ancora, nella cupola (barocco). Un mix di stili che
non lascia indifferenti.
La cattedrale ospita le tombe reali, tra cui il sarcofago di Federico II e la tomba di Santa Rosalia, patrona
della città.

Teatro Massimo
Il Teatro Massimo di Palermo, inaugurato nel 1897, è il più grande teatro d’opera d’ Italia ed il terzo più
grande d’Europa. È preceduto solamente dai teatri d’opera di Parigi e di Vienna!
Le sue immense dimensioni, all’epoca, sono state oggetto di controversie: le persone si chiedevano se
Palermo avesse veramente bisogno di una simile opera.
Il Teatro è stato realizzato fra il 1875 e il 1897. Progettato e iniziato dall’architetto Giovan Battista Filippo
Basile e, dopo la sua morte, completato dal figlio Ernesto Basile.
Ai lati della monumentale scalinata ci sono 2 opere in bronzo che rappresentano la Tragedia di Benedetto
Civiletti, la Lirica di Mario Rutelli.
Il Teatro si trasformò velocemente in uno dei teatri più famosi d’Italia, grazie alla qualità delle
rappresentazioni teatrali e delle opere che qui hanno luogo.
Chiuso nel 1974, è stato riaperto solamente nel 1997 dopo 23 anni di lavori accompagnati da scandali politici
ed episodi di corruzione.
Una curiosità: nel 1990 il Teatro è stato lo scenario di alcune riprese del film “Il Padrino – Parte III” con Al
Pacino.
Oggi, il teatro continua ad ospitare opere di livello mondiale. Il teatro ogni giorno organizza anche visite
guidate e sono disponibili diversi pacchetti con o senza accesso al dietro le quinte. La visita completa
consente di accedere anche ai tetti del Teatro Massimo, per una vista a 360 gradi su Palermo
Chiesa della Martorana
Costruita nel 1143 dall’ammiraglio Giorgio d’Antiochia, fedele servitore del re normanno Ruggero II, la
chiesa della Martorana è una delle più affascinanti chiese bizantine in Italia.
Notevoli lo stile arabo-normanno, motivo per cui è inserita nei beni tutelati dall’Unesco, e le successive
aggiunte barocche del ‘600.
Nel 1433 Alfonso d’Aragona cedette la chiesa al vicino monastero benedettino fondato dalla nobildonna
Eloisa Martorana. Da qui il nome della chiesa, riferimento spirituale della numerosa colonia italo-albanese
riparata in Sicilia tra XIII e XIV secolo per sfuggire alla pirateria turca.
La chiesa fa parte dei beni dell’Eparchia di Piana degli Albanesi e pur essendo soggetta alla Santa
Sede segue il calendario liturgico ortodosso.
I mosaici all’interno sono il punto forte dell’edificio. Su tutti, il “Cristo pantocratore” sulla sommità della
cupola: una raffigurazione tipica dell’arte bizantina, con il Cristo benedicente circondato da quattro angeli
prostrati in adorazione ai suoi piedi.
La Chiesa della Martorana è visitabile tutti i giorni, al di fuori delle funzioni sacre.
Palazzo dei Normanni e Cappella Palatina
Palazzo dei Normanni è tante cose. È la più antica residenza reale d’Europa; è la sede dell’Assemblea
Regionale Siciliana; è uno dei monumenti più visitati dell’isola; è, infine, il palazzo dove si trova la
meravigliosa Cappella Palatina.
Quest’ultima, intitolata a San Pietro apostolo, fu costruita nel 1130 per volere di Ruggero II di Sicilia. Si
tratta di una basilica a tre navate celebre per i mosaici bizantini che la decorano. Il più grande e famoso di
tutti è il “Cristo pantocratore”, motivo decorativo presente anche nella chiesa della Martorana.
Molto bello pure il soffitto in legno recante incisioni e intagli che rimandano alla lunga dominazione araba
della città. Non a caso, la Cappella Palatina, insieme alla cattedrale cittadina, e alle altre due di Cefalù e
Monreale, da luglio 2015 è sotto tutela dell’Unesco.
Due gli ingressi per il Palazzo dei Normanni. Il principale, riservato alle pubbliche autorità, è in Piazza del
Parlamento; quello turistico, invece, è su Piazza Indipendenza.
La Kalsa e Palazzo Abatellis
Visitare la Kalsa (dall’arabo al-Khalisa) significa visitare quello che per secoli è stato il luogo privilegiato
della politica, della finanza e della cultura di Palermo. Naturalmente riuscire a vedere tutto è difficile, a meno
che una guida locale non vi porti alla scoperta di questo rione storico (uno dei quattro in cui è suddiviso il
centro cittadino).
Da vedere, infatti, c’è veramente tanto: Palazzo Mirto, Palazzo Abatellis e l’Oratorio dei Bianchi sono i
luoghi dove il passato glorioso della Kalsa – e di Palermo – viene custodito gelosamente.
Il primo (Palazzo Mirto) è stato per quattro secoli la dimora della famiglia normanna più antica di Sicilia,
i Filangieri, Conti di San Marco, poi Principi di Mirto.
Palazzo Abatellis, invece, è uno spazio museale con numerose collezioni medievali, moderne e
archeologiche accumulate perlopiù durante il XIX secolo grazie a lasciti privati e alla soppressione delle
corporazioni religiose.
Infine, l’Oratorio dei Bianchi, sede della Nobile, Primaria e Real Compagnia del Ss.Crocifisso, dove, tra
l’altro, è possibile ammirare la porta lignea “Bab el Fotik”, rinominata “Porta della Vittoria” dai Normanni
che posero fine alla lunga dominazione araba in città.
Fontana Pretoria

Al centro dell’omonima piazza, di fronte il palazzo comunale, c’è la “Fontana Pretoria” o, come la chiamano
i palermitani, la “Fontana della Vergogna” per via della nudità delle statue tutte attorno (altri sostengono che
il riferimento sia invece alla corruzione delle classi dirigenti locali del XVIII e XIX secolo).
Siamo sempre nella Kalsa, da un punto di vista storico-culturale, probabilmente il più importante dei 4 rioni
in cui è suddiviso il centro storico cittadino.
La storia della Fontana Pretoria è piuttosto singolare, dal momento che era destinata ad abbellire un giardino
di Firenze , per la precisione il giardino di Don Luigi di Toledo che aveva commissionato
all’architetto Francesco Camillani la realizzazione dell’opera. Opera terminata nel 1554 e però, nel 1573
venduta al Senato di Palermo – si dice – per far fronte ai debiti accumulati dalla nobile famiglia spagnola. Il
trasporto da Firenze a Palermo fu abbastanza complicato. Alcuni pezzi rimasero a Firenze; altri si
danneggiarono lungo il tragitto. A occuparsi della reinstallazione della fontana (per farvi spazio fu decretato
l’abbattimento di alcune abitazioni) Camillo Camillani, figlio dell’artista fiorentino che l’aveva progettata
per primo.
Per quanto riguarda la struttura, la fontana poggia su un base ovale, circondata da una balaustra che contiene
le altre vasche: tre posizionate in modo concentrico una sull’altra, seguite da un’altra serie di dimensioni più
piccole.
Quanto alle statue, rappresentano divinità e figure mitologiche (Ercole, Venere, Apollo, Bacco, Diana,
Adone ecc.). Una lunga e complessa fase di restauro ha restituito splendore alla Fontana Pretoria, garantendo
nuovamente, dopo anni, la circolazione dell’acqua.
I Quattro Canti
L’incrocio dei Quattro Canti, rappresenta l’intersezione delle 2 strade principali di Palermo, la Via Vittorio
Emanuele (la via nella la quale si trova la cattedrale) e la Via Maqueda che conduce al Teatro Massimo.
L’incrocio che si venne a creare, tra via Maqueda e via Vittorio Emanuele, portò alla suddivisione
della città in quattro parti detti “Mandamenti”.
Ognuno di essi prende il nome dall’edificio civile più importante di quella zona: Capo o Monte di
Pietà, Albergheria o Palazzo Reale, Kalsa o Tribunali e Loggia o Castellammare.
Varie definizioni sono state coniate per la costruzione barocca delle “quattro cantoniere”, tra queste:
Teatro del Sole, perché in ogni stagione, almeno uno dei quattro cantoni è lambito dalla luce solare;
oppure “ottagono”, per la sua forma.
Quando visitate Palermo, dovreste davvero fare una passeggiata attorno a questo incrocio per ammirare
queste 4 facciate perfettamente simmetriche. Sono tutte state costruite seguendo lo stesso modello: alla base,
è presente una fontana che rappresenta le stagioni; al primo livello sono presenti le statue dei re di
Palermo mentre all’ultimo livello, vi sono riportate le rappresentazioni dei 4 santi patroni di Palermo.
Se avete avuto la possibilità di visitare Roma , i Quattro Canti forse vi ricorderanno le “Quattro Fontane”, alle
quali è molto ispirato.
Catacombe dei Cappuccini
“Il luogo dove i vivi incontrano i morti”. C’è scritto così sul sito dedicato al cimitero del Convento dei Frati
Cappuccini di Palermo, e non è un modo di dire. Al contrario, la frase chiarisce a pieno il motivo per cui i
frati cominciarono a mummificare i cadaveri: dare ai parenti la possibilità di continuare a incontrare i propri
cari, proprio come se quest’ultimi fossero vivi.
Tutto comincia dalla consuetudine dei frati cappuccini della chiesa di Santa Maria della Pace di seppellire i
propri confratelli in una fossa comune sotto l’altare dedicato a Sant’Anna. Un’abitudine che però li obbligò
in seguito a scavare altri cunicoli stante l’impossibilità di continuare a raggruppare i corpi senza vita in uno
spazio divenuto ormai troppo angusto. Furono dunque esigenze logistiche a far scoprire ai frati che i corpi
alloggiati in precedenza nella fossa si erano mantenuti in uno stato quasi perfetto. Da qui l’idea di migliorare
i processi di mummificazione naturale e di estendere tale pratica alla borghesia palermitana.
Ecco spiegato perchè dal Seicento all’Ottocento furono migliaia le persone, perlopiù notabili, che decisero di
affidare ai Cappuccini i corpi dei loro defunti in cambio di ricche donazioni.
Tale pratica è terminata agli inizi del ‘900, con la significativa eccezione di Rosalia Lombardo, bambina di
due anni mummificata (però artificialmente) per volere del padre e tuttora ospitata nelle catacombe dal 1920,
e considerata la “mummia più bella del mondo”.
Le Catacombe dei Cappuccini sono aperte tutti i giorni dell’anno (festivi compresi). Da fine ottobre a fine
marzo chiuse la domenica pomeriggio.
I Mercati

I mercati storici sono da sempre situati nel cuore dei centri urbani perché sono dei luoghi privilegiati non
solo per lo scambio delle merci ma anche per l’interazione della collettività e per l’integrazione culturale. La
centralità della loro funzione sociale si riflette nella loro collocazione urbana. A Palermo infatti li ritroviamo
incastonati nel tessuto urbano del centro storico: ad esempio all’interno del mandamento dell’Albergheria
troviamo Ballarò, all’interno del mandamento la Loggia vi è la Vucciria e nel mandamento Monte di Pietà
troviamo il mercato del Capo.
La Vucciria una volta era il mercato più caratteristico di Palermo, famoso per i numerosi venditori di pesce,
anche se il nome “vucciria” deriva dal francese boucherie che significa macelleria, ed infatti a lungo vi
abbondavano carnezzerie con i quarti di vitello appesi fuori. D’altronde la caratteristica di questi mercati è
l’esposizione della merce fuori dai negozi, in bella vista. Oggi la vucciria appare di giorno tristemente vuota
con la maggior parte delle botteghe ormai chiuse. Tuttavia è ancora piacevole percorrere le viuzze intorno a
Piazza Caracciolo tutte lastricate dalle “balate” perennemente umide.
La sera, quasi per miracolo, le strade si affollano di giovani che trascorrono le serate nei numerosi locali e
pub che animano la movida palermitana.
Il Capo è un mercato di Palermo ancora attivo. Si estende lungo le vie Carini e Beati Paoli, la via di S.
Agostino e la via Cappuccinelle. Uno degli ingressi principali è quello di Porta Carini, nei pressi del Palazzo
di Giustizia. Nel mercato si trova di tutto: frutta e verdura di ogni specie, pesce fresco, macellerie e venditori
occasionali di tutte le etnie. Il tutto esposto al di fuori dei negozi e sotto caratteristici tendoni colorati che
riparano dal sole e dalle rare piogge. Agli odori e profumi caratteristici si uniscono le tipiche voci dei
venditori (“abbanniate”) che invitano ad acquistare la merce.
Ballarò è senza dubbio il più antico e il più caratteristico mercato storico di Palermo. Si estende dal Corso
Tukory (Porta Sant’Agata lungo i bastioni antichi) fino a Casa Professa. Si snoda su più vie, tutte lastricate di
balate spesso sconnesse e sempre bagnate, con il centro cruciale di Piazza del Carmine e l’omonima chiesa
barocca. In realtà è difficile distinguere la piazza per via dei percorsi obbligati disegnati dai venditori che
dispongono la mercanzia ordinatamente su cassette di legno e balate di marmo. Nel mercato si può trovare
veramente di tutto e non mancano i numerosi punti di street food dove gustare ogni sorta di cibo di strada
palermitano e ultimamente anche cosmopolita. Una gita tra i sapori, i colori, gli odori, i suoni e i rumori di
una Palermo multietnica e suggestiva.